Il famoso audio di Tiktok, Gomorra e la storia di Mariarca

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Gomorra

La storia di Mariarca, nipote del boss amico di Riina e compagna di Emanuele Sibillo

La 22enne protagonista del documentario sulla vita del compagno Emanuele Sibillo, il babyboss della “paranza dei bimbi” ucciso a 19 anni nel centro di Napoli il 2 luglio 2015. Mariarca Savarese racconta il periodo vissuto al fianco di uno degli elementi apicali del cartello composto dalle famiglie Giuliano-Sibillo-Brunetti-Amirante che in quel periodo dichiarò apertamente guerra ai Mazzarella e ai suoi alleati: dai Caldarelli delle Case Nuove ai Del Prete presenti a Forcella agli Esposito-Genidoni del Rione Sanità.

“Lo devi sempre rispettare, anche se si va 20-30 anni di carcere”

Mariarca tiene però a precisare che anche lei viene da una famiglia “importante”. Originaria del Rione Sanità, il suo è un cognome pesante nel panorama criminale napoletano. Lo zio “Totore“, che quando apprende della relazione con Sibillo chiarisce subito le cose con la nipote (“Lo devi sempre rispettare, anche se si fa 20-30 anni di carcere”), è Salvatore Savarese, boss dell’omonimo clan del Rione Sanità che ha la sua roccaforte in via dei Cristallini.

LO ZIO BOSS

 Detto “il Padrino” probabilmente perché acquistò punti nelle classifiche criminali dopo aver trascorso l’ora d’aria in regime di carcere duro con il capo dei capi Totò Riina, è cresciuto sotto la guida dell’ex boss del Rione Sanità Giuseppe Misso, detto ‘o Nasone’, oggi collaboratore di giustizia. Oggi Savarese ha 63enne ed è sottoposto alla libertà vigilata (dalle 21 alle 7 non può allontanarsi dal proprio domicilio e non può, ovviamente, frequentare pregiudicati). E’ tornato in libertà da circa due anni dopo essere stato arrestato l’ultima volta in vico Zurolo a Forcella. Era il 3 dicembre del 2013 e “il Padrino” venne sorpreso durante un summit con diversi elementi delle famiglie che dichiararono guerra ai Mazzarella. Anche allora era in regime di libertà vigilata e finì in carcere proprio per averli violati.

ALLEANZE E TRADIMENTI

 Savarese è in carcere quando scoppia la guerra tra la “paranza” e i Mazzarella, suoi storici alleati durante la lunga militanza del clan Misso. Nonostante nel summit in vico Zuroli fosse stato sorpreso con affiliati vicini a Emanuele Sibillo, quando torna in libertà, nel 2015, decide di allearsi con i Sequino del Rione Sanità il cui boss Salvatore Sequino, 44 anni, venne arrestato nell’ottobre del 2015 nel blitz che portò dietro le sbarre i “Capelloni” dei Buonerba, quelli che di fatto uccisero Sibillo.

LA VITA PRIVATA

 Oltre agli intrecci e ai codici d’onore, quasi mai rispettati, nel documentario prodotto da Repubblica, Sky e 42° Parallelo, viene raccontata anche la vita privata di Emanuele Sibillo. E’ la compagna Mariarca a rivelare, attraverso foto e video, gli aspetti nascosti di un giovane ragazzo che aveva deciso di intraprendere la strada criminale già all’età di 15 anni. “L’aspetto del compagno, quello più intimo – spiega in un’intervista a Vice.com Diana Ligorio, autrice insieme a Conchita Sannino del documentario “ES17– Dio non manderà nessuno a salvarci”. Sibillo “era una persona molto affettuosa e molto fisica, lo si percepisce da come scherza con Mariarka”. Insomma, chiosa l’autrice, “in questi video c’è sicuramente l’aspetto più privato, quello che ci fa entrare in una relazione di profondità con lui”.

LE DISCOTECHE

Mariarca racconta  che “a un certo punto ho pregato che facessero più in fretta le guardie a capire dove era latitante. Io ho sperato che Emanuele finisse dentro, ma non l’ho mai detto, non avrei potuto”. La 22enne, che quando Sibillo venne ucciso aspettava il secondo figlio (era al quinto mese di gravidanza); racconta poi “l’aspetto giocherellone” e la loro vita in casa con il primo figlio, nato nel 2014.

La vita di famiglia

“Tornava dalla strada verso le sei del mattino e si metteva a letto. Si svegliava verso le tre o le quattro del pomeriggio; si faceva la zuppa di latte con le gocciole o i pan di stelle e prendeva il telecomando: Uomini e Donne, i tronisti, la De Filippi dal letto. Una volta a settimana, ci vedevamo anche Gomorra, era forte. Poi la sera spesso andavamo a ballare”. Nei locali di Pozzuoli e di Chiaia la paranza arrivava anche alle 4 del mattino ma “trovavamo sempre il nostro privé libero perché i buttafuori allontanavano chi c’era in quel momento.

Fonte:https://www.vocedinapoli.it/2018/05/15/la-storia-di-mariarca-nipote-del-boss-amico-di-riina-e-compagna-di-emanuele-sibillo/

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