Il folle monologo stile Gomorra “Sono l’unico che so sparare…”
CATANIA – I napoletani lo chiamano “Bakù”, come una famosa piazza di spaccio di Scampia. Giuseppe Vasta è un cane sciolto della droga del quartiere Zia Lisa. È già finito in gattabuia per una partita di oltre un chilo di cocaina nascosta tra i salumi. Ma non solo, nel curriculum criminale annovera anche reati per armi. Il 32enne è una “testa calda” del crimine catanese. Le intercettazioni dell’indagine Shoes sembrano pescate dalla sceneggiatura di una puntata Gomorra, pieni di violenza, ostentazione e arroganza criminale. Ma questa non è una fiction è la realtà. Nel 2017, Vasta torna a casa dopo un periodo di detenzione. Le cimici registrano tutto.
Il “salumiere della droga” accusa il cognato Giovanni Papa, anche lui arrestato nel blitz di lunedì scorso, di non aver saputo gestire la sua “piazza di spaccio”. “Giovanni… in base al gioca che ti ho lasciato io non esisteva né in cielo né interra che tu non mi hai mandato nemmeno 100 euro… Io so solo che “di un convento non ho atro vado neanche un monaco… di un convento”… due mesi sono passati… Giovanni… in due mesi non hai saputo fare niente!”
Il capo del gruppo criminale azzerato dalla Finanza, inoltre, accusa il cognato di avergli fatto fare “la galera come un poveretto”. A chi si meravigliava “non è che potevo dirgli – dice Vasta a Papa – che chi c’è fuori non sta sapendo guidare la macchina… che gli ho lasciato una Ferrari e non sa guidare neanche la cinquecento”.
In quella casa, il 21 febbraio 2017 si parla di soldi da recuperare, tensioni tra spacciatori, riparazioni di mitragliette. Insomma “discorsi di malavita”. Vasta ai suoi interlocutori chiarisce la sua posizione criminale: “Persone schizofreniche e potenti come me a Catania non ce n’è! perché io sono in grado di farmi 100 persone…”
Durante la sua assenza per la detenzione, accadono scontri tra gruppi. E “Bakù” parlando a Papa ribadisce il suo potere criminale: “Ma se tuo cognato era fuori tutta questa discussione non succederà… perché lo sa che tuo cognato si butta un chilo di tritolo e si mette al centro di… salto io e saltate anche voi…”. E ancora: “Però io sono uno che spara oggi a Catania… perciò 100 motorini a casa mia non vengono… perché lo sanno che se ne ritornano…”.
Vasta continua nel suo folle monologo: “A Monte Po’ che mi conoscono e a San Berillo che… e compagnia varia… Concetto “u carateddu” mi conosce.. non scendono 20 motorini qua … perché lo sanno che io faccio… prendo la banana… un colpo… 32 colpi così! non è che ne ammazzo uno e ne paga uno”.
Bakù rivendica il suo “peso criminale”. “Ti ho detto che a Catania sono rimasto l’unico … dopo questo blitz che c’è stato per loro sono l’unico che so sparare oggi a Catania… e non ci penso due volte…” Nell’ordinanza del gip manca il passaggio di un’intercettazione, fornita come materiale stampa, captata dal Gico sempre lo stesso giorno d’autunno del 2017 che apre scenari criminali più ampi e complessi. “Noi siamo Santapaola e loro sono Nizza.. sono sotto di noi”. L’inchiesta non si ferma.
FONTE:https://catania.livesicilia.it/2020/05/07/il-folle-monologo-stile-gomorra-sono-lunico-che-so-sparare_531095/
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