il Sindaco del Rione Sanità – da Settembre al cinema – GUARDA IL TRAILER E LA TRAMA ! gomorraweb.com

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Piove a Napoli e sull’Italia, mai così confusa, divisa, caricaturale. Servirebbe un po’ di luce e Mario Martone torna a teatro per vederci più chiaro. Perché “il teatro è vivo quando si interroga sulla realtà”. Un anno dopo il tour teatrale che ha riportato a nuovo splendore “Il sindaco del Rione Sanità”, il regista napoletano ripete l’esperimento sul grande schermo volgendo in cinema la grammatica teatrale.

Con uno scarto che aggiorna un classico che non ha ancora finito di dire quello che ha da dire, Martone mette in scena un’altra rivoluzione in tre atti e conferma la sua anima ‘teatrante’, estesa progressivamente ad altri linguaggi e ad altre consapevolezze.

E negli anni quell’esperienza è diventata sapienza applicata al teatro e al cinema, all’opera lirica e alla direzione di teatri pubblici. Per la sua prima volta con Eduardo De Filippo, che aveva fatto di Napoli un mondo ideale per lo spettacolo e l’osservazione della natura umana, sceglie “Il sindaco del Rione Sanità” e raddoppia. Dalla pagina alla scena, dalla scena al cinema. Con l’aiuto di Luca De Filippo e del collettivo NEST – Napoli Est Teatro, ritorna alle origini e al cuore di quella libertà creativa che segnò la ricerca teatrale napoletana alla fine degli anni Sessanta.

Il protagonista è Antonio Barracano (Francesco Di Leva), ‘uomo d’onore’ che governa il quartiere e risponde a un proprio codice etico basato su una ‘saggia’ amministrazione della violenza. Ma la sua è la giustizia di un boss, impartita con il rispetto indotto dalla paura. Al suo fianco ‘opera’ Fabio Della Ragione (Roberto de Francesco), personaggio complementare e medico connivente incaricato di (ri)parare gli urti di quell’aberrante morale.

Venerato e temuto come un padrino, Barracano fa il buono e il cattivo tempo fino al giorno in cui incontra Arturo Santaniello (Massimiliano Gallo), ricco panettiere e arido padre che rinnega suo figlio. Il Barracano di De Filippo ha settantacinque anni, è “alto, asciutto e nerboruto”. Frapponendosi tra stato e cittadino, tra padre e figlio, Barracano era per Eduardo l’incarnazione del mito del guappo, una vera e propria autorità per i suoi concittadini, un “raddrizzatore di torti” che nella visione dell’autore si trova al vertice di una gerarchia affondata nei vicoli di Napoli e nella sua struttura drammaturgica complessa e stratificata. Se il guappo di De Filippo è un uomo crepuscolare con una lunga carriera malavitosa alle spalle che esce di scena sfiancato più dai conflitti che dal proprio potere, il capo di quartiere di Martone non ha ancora quarant’anni e una vita breve davanti.

Come il suo protagonista, il film dovrebbe mantenere le promesse della pièce e scartare l’ambiguità dell’opera di De Filippo, che accoglie alcuni dei luoghi comuni della guapperia e sfrutta fino in fondo l’ambivalenza della figura del guappo giustiziere. Al leader carismatico che confonde il senso di protezione con la gestione violenta del territorio e monda i peccati del popolo napoletano morendo, succede un giovane uomo, anello di quel sistema di reciproci favori che unisce lo Stato corrotto e connivente alla camorra.

Alla commedia simbolica, che sublima per dare una precisa indicazione alla giustizia, subentra la commedia realistica. Per Martone non si tratta più del sacrificio di un vecchio in doppiopetto ma di un ‘baby boss’ di oggi, linfa vitale di clan pronti a tutto.

Nessuna espiazione per il sindaco di Martone, attento a separare il Bene dal Male perché l’ambiguità nuoce ai ‘buoni’ e favorisce la malavita. Senza stravolgere la commedia di De Filippo, il regista corregge la sua benevolenza, elemento costitutivo della materia drammatica e ulteriore complessità del testo, e osa un’operazione critica e interpretativa incarnando il testo in un mondo reale e drammaticamente vivo.
Posto (sempre) al centro del sistema criminale, Antonio Barracano secondo Martone germina riflessioni ed emozioni fuori dalle pagine di De Filippo, come già era accaduto con Goffredo Parise (L’odore del sangue) e Giacomo Leopardi (Il giovane favoloso).

In concorso a Venezia 76, Il sindaco del Rione Sanità si rinnova, affronta i conflitti del presente e agisce in una (precisa) dimensione politica che non resta che scoprire al cinema. Quello che già sappiamo, dopo la versione teatrale e la storia artistica di Martone, è che Il sindaco del Rione Sanitàoffrirà allo spettatore l’occasione di affrontare un’altra stagione del Bel Paese con occhio vigile e sguardo critico che vaglia ed elabora.

Dopo aver restituito al pubblico la singolarità dell’opera letteraria di Giacomo Leopardi, la musicalità della sua poesia e il movimento del suo pensiero, Martone sfida la lingua di Eduardo De Filippo donandogli altro sangue e altro suono. Sulle note rap di Ralph P si muove e si scuote anche la versione cinematografica che ha come grande protagonista Napoli, scena teatrale en plein air per De Filippo e per Martone. Una città disincantata, un purgatorio tra acqua e fuoco, tra Mediterraneo e Vesuvio, fatale alle grandi anime (Leopardi) come a quelle misere (Barracane). Osando sul piano formale, le immagini del trailer allontanano il dubbio di una pedissequa trasposizione e riconfermano la tenacia e la resistenza del cinema di Martone, che abbraccia il presente ma non si accontenta di subirlo passivamente.

fonte mymovies