LA CASA DI CARTA 4 – L’ANALISI DELLE FRASI CELEBRI
SCOPRIAMO ED ANALIZZIAMO LE FRASI CELEBRI DETTE IN QUESTA 4°STAGIONE !!!
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TUTTO PUÒ ANDARE A PUTTANE IN UN MILLESIMO DI SECONDO

“Tutto può andare a puttane in un millesimo di secondo“. È la voce narrante di Tokyo (Úrsula Corberó) che apre così la quarta stagione de La casa di carta, e a questa frase tocca l’onore dell’apertura della nostra gallerie di frasi celebri. Quel millesimo di secondo è lo sparo che ha colpito Nairobi (Alba Flores) e – da un’altra parte – ha finto di uccidere Lisbona (Itziar Ituño). Siamo nell’episodio 1 della stagione 4 e ripartiamo da dove eravamo rimasti. È il momento più buio per la banda. E Tokyo, il nostro anfitrione nelle vicende de La casa di carta, lo introduce così.
È VEDOVO DA CINQUE MINUTI E GIÀ TELEFONA AD ALTRE DONNE

“È vedovo da cinque minuti e già telefona ad altre donne…” A parlare è Alicia Sierra (Najwa Nimri), alla prima chiamata del Professore (Álvaro Morte). Siamo sempre nel primo episodio della Stagione 4, e da questa frase si capisce bene il carattere dell’Ispettore Sierra, il suo sarcasmo, la sua follia. L’inganno sulla presunta morte di Lisbona non è ancora svelato e Alicia Sierra, al telefono, gioca così con il Professore.
La casa di carta 4, Álvaro Morte: “Il Professore è con le spalle al muro”
IL VERO CAOS NON FA RUMORE

“Il vero caos non fa rumore“. È Palermo (Rodrigo de la Serna) a parlare. Mentre, dopo aver rotto con il resto della banda ed essere stato esautorato dal ruolo di capo dentro alla banca, ha istigato Gandìa (José Manuel Poga), il capo della sicurezza della Banca di Spagna, a liberarsi e a ribellarsi alla banda. Siamo alla fine dell’episodio 3 e, in un flashback, il Professore, parlando con Berlino, ci aveva messo in guardia sui comportamenti di Palermo. “Il genio fa cose che non ci aspettiamo“, aveva detto.
QUELLO CHE NON VEDIAMO È QUELLO CHE PIÙ CI OSSESSIONA

“Quello che non vediamo ci condiziona più di quanto ci sembri“. “Quello che non vediamo è quello che alla fine più ci ossessiona“. Siamo arrivati all’episodio 4, ed è ancora Tokyo a palare. L’incubo della banda è Gandìa, capace di colpire senza essere visto, di muoversi nei meandri della banca, nei suoi anfratti, che conosce alla perfezione. Anche quella panic room in cui si chiude per poi uscire a colpire.
GANDÌA ERA UN ANIMALE…

“Gandìa era un animale che avrebbe potuto rifugiarsi nella sua tana dopo aver abbattuto due prede. Ma era un predatore e non si sarebbe fermato fino a quando non avesse ucciso tutto il gregge“. Tokyo, all’inizio dell’episodio 6, racconta ancora le movenze di Gandìa, che diventa una vera e propria nemesi per la banda. Proprio in quell’episodio sarà il protagonista di una delle scene più dure di tutta la serie, e proprio Tokyo, prigioniera dalla panic room, avrà a che fare con Gandìa molto da vicino.
LEI È UN PAGLIACCIO

“Le dico cosa penso. Che lei è un pagliaccio” La frase del governatore è rivolta ad Arturo Romàn (Enrique Arce), alias Arturito, e lo stronca in questo modo nel momento in cui incitava il governatore a fare l’eroe e a guidare una rivolta verso la banda. Che è un po’ come dire “armiamoci e partite“. Siamo nell’episodio 6, e il governatore così frena ogni entusiasmo di Arturito, il personaggio più indisponente di tutta la serie, introdottosi nella banca per provare a fare l’eroe, seminare zizzania, prendere un sacco di botte. Un altro dialogo vede Arturo conversare con Miguel, giovane stagista informatico. “Da questo momento io e te siamo lo zoccolo duro della resistenza” dice Arturo. “Mi si secca la bocca solo a sentirlo” risponde il ragazzo.
La casa di carta 4, la recensione: Amore e morte nella Banca di Spagna
UN PIANO CHE SAREBBE CONSIDERATO COMPLETAMENTE FOLLE

“È un piano che sarebbe considerato completamente folle a qualsiasi persona sana di mente. Quindi dimenticate di esserlo“. È il Professore che parla, nell’episodio 7. È il Professore che conosciamo, si è ripreso dallo sconforto in cui era piombato e che gli impediva di ragionare. Ha un piano preciso per liberare una persona a lui cara, e convoca un nuovo gruppo di alunni a cui dare lezioni, un gruppo di minatori delle Asturie. Ed ecco la frase con cui inizia la lezione…
GIÀ CHE MI PRENDO LA COLPA AFFIBBIATEMI ANCHE L’OMICIDIO DI MANOLETE!

“Già che mi prendo la colpa… beh.. affibbiatemi anche l’omicidio di Manolete, l’omicidio di Kennedy, il Golpe Tejero, l’attentato al Papa. Adesso vado e mi prendo la colpa di tutto“. Episodio 7: i nodi sono venuti al pettine e i brutali modi della polizia sono stati svelati in diretta tv. Il colonnello Tamayo (Fernando Cayo) intima ad Alicia Sierra di prendersi le colpe per lasciare pulite le istituzioni. Lei sembra capire, e accetta la cosa con un velo di ironia. E così spara questa battuta, una delle migliori della stagione. Poi andrà davanti alla stampa e…

A VOLTE LA DISTANZA È L’UNICO MODO DI TROVARE PACE

“A volte la distanza è l’unico modo di trovare pace“. A parlare è Berlino (Pedro Alonso). Siamo nell’episodio 8, ma ovviamente è un flashback. Berlino, prima del suo matrimonio, parla con Palermo: ha capito che questi è innamorato di lui, e gli dice che devono separarsi. Anche per Berlino Palermo è importante, ma l’attrazione è un’altra cosa, e Berlino ama le donne. Si separeranno, con la promessa di incontrarsi. E se Palermo partecipa al colpo è anche in onore di Berlino.
IL DOLORE È UN USURAIO

“Il dolore è un usuraio. Se contrai un debito con lui non lo ripaghi mai più” è ancora Palermo a parlare, nell’episodio 8. Stremato, alla fine della lunga battaglia interna contro Gandìa, con la polizia che sta per caricare. Si confessa con Helsinki (Darko Peric), gay come lui, con cui ha avuto una relazione prima del colpo. E con cui condivide il dolore per una grande perdita all’interno della banca. Per la prima volta dice il nome all’amico: si chiama Martin. Insieme promettono di farcela, di non provare più dolore, di vincere la battaglia.
FONTE:https://movieplayer.it/articoli/la-casa-di-carta-4-frasi-celebri-scene-cult_22732/
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