
Arriva su Netflix la prima parte dell’ultima (ci crediamo?) stagione de «La Casa di Carta»: ecco (senza spoiler) quello che funziona e quello che non funziona
Avete mai sentito parlare del pericolo del sovraccarico? È quella sindrome che ci colpisce ogni volta che, per fare bella figura, esageriamo, infiocchettiamo e sbrachiamo convinti che sarà proprio quella sovrabbondanza a salvarci e a permetterci di sopravvivere. Il segreto irrivelabile, naturalmente, è che il sovraccarico non funziona mai. Né nell’ambito ingegneristico, quando un sistema rischia di collassare perché sottoposto a un ingombro incontrollabile, né nell’ambito narrativo, che si tratti di un libro, di un film o di una serie tv.
La prima parte della quinta stagione de La Casa di Carta, disponibile su Netflix dal 3 settembre in attesa dell’ultima tranche di episodi che arriverà il 3 dicembre, pecca di questo: succede troppo, esplode troppo, si strepita troppo. Mettere tanta carne sul fuoco significa quasi sempre dimostrare di poter alzare la posta e di poter essere all’altezza ma la verità è che, se la griglia è piena, la bistecca si cuoce a metà e il risultato è una paccottiglia.
Nei nuovi episodi della serie, girati nell’ultimo anno cercando di ovviare il problema delle restrizioni e della pandemia, tutto si incastra talmente velocemente da impedirci di elaborare le informazioni: Il Professore è prigioniero di Sierra, gli ostaggi si ribellano, Gandia è appeso tra la vita e la morte, i flashback del figlio di Berlino e dell’amore perduto di Tokyo fanno capolino qui e lì nel cuore dell’azione e il fan medio de La Casa di Carta non sa più che pesci pigliare. È da almeno due stagioni che abbiamo smesso di considerare gli eventi, se non credibili, quantomeno verosimili: ne sono successe troppe per poter immaginare che qualcosa del genere possa anche solo lontanamente accadere nella realtà, ma d’accordo. Serie come La Casa di Carta richiedono un atto di fede, e se allo spettatore sta bene immaginarsi in un contesto fantasioso e ragionare su come si comporterebbe, allora sta bene anche a noi. Il problema è che La Casa di Carta era iniziata con ben altre aspettative e seguendo linee narrative pensate per avere uno sviluppo ben congegnato, non per essere stiracchiate e sfilacciate fino a squarciarle.
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La Casa di Carta 5 – Arriva il Figlio di Berlino e l’amore di Tokio