La Maschera di Dalì
Nell’ attesa che il Professore porti fuori la squadra, ci togliamo qualche piccola curiosità.
Dalla prima stagione i ladri si mascherano con maschere che assomigliano al gusto dell’artista spagnolo Salvador Dalí, che notoriamente sfoggiava un paio di baffi esagerati.
Perché lui? Bene, gran parte del lavoro di Dalí è stato creato durante il movimento Dada di Zurigo, che, che si oppone alla moderna società capitalista.
Le sue filosofie e quella di artisti simili si allineano con quella dei ladri centrali di La Casa di Carta.
Infatti, oltre all’obiettivo palese di rubare una cifra mai rubata prima e redistribuire parte dell’incasso al popolo.
C’è un altro obbiettivo più profondo e quello di evidenziare che spesso il cattivo è chi controlla il sistema e non chi lo combatte.
Inoltre, ascoltiamo regolarmente la versione di Manu Pila di “Bella Ciao” nella serie che è una canzone popolare italiana che è stata adottata come inno della resistenza antifascista.
“Una canzone che mi ricorda dell’infanzia e che il mondo intero sa, un inno di resistenza come la stessa serie, finché c’è resistenza c’è speranza anche se non hanno la più pallida idea se riescono a uscire da Là.” Dichiara – Álex Pina, il creatore dello show –
Considerando lo slogan della terza parte è “unirsi alla resistenza”, questo è un altro elemento della vita reale che è stato intrecciato nello spettacolo.
In definitiva, questi messaggi nascosti permettono agli spettatori di sapere che lo spettacolo non riguarda solo i rapinatori di banche, ma anche una storia di resistenza.
Articolo tratto da italiyoggi.com